CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

martedì 7 novembre 2017

THE FAR EAST (34)













Precedenti capitoli:

In corso di aggiornamento (e/o... peggioramento...) (33)

Prosegue in:

Go West Baby! (ovvero quando gli opposti convergono & convengono) (35) &

Pellegrini & Predicatori (36)












L’opuscolo contiene la riproduzione di un cartellone cinese che forma un trattatello esortante gli uomini alla conversione. L’occasione da cui derivò il cartellone è così descritta in The Far East:

Gan-kin era piena di morte…

Correva un’epoca di grande siccità: non cadeva la pioggia da sei mese, e la città era arsa assettata e soffocata da una nube densa di natura prodigiosa….

Infatti…

Fediti odori e gas pestilenziali, risultanti da condizioni indicibilmente malsane, alimentavano febbri, colera e morte (come accennato ad un post precedente…).
Non v’era acqua per lavare, e scarsissima quella da bere.
I bambini morivano, le bestie morivano, la gente moriva.
I raccolti mancarono; la carestia minacciava la città.
Chi era da biasimare? E soprattutto chi doveva aiutare?




Kaolaishan, discepolo di Buddha ebbe un’ispirazione!
Il sacerdote buddista che aveva parlato; Gankin aveva dimenticato le sue parole; era dunque ben da aspettarsi questo stato miserando di cose; ma la città doveva tornare a ricordarsi. Se egli poteva rinfrescare la memoria di Gan-kin, sarebbe stato un atto di merito. Egli guadagnerebbe. La città guadagnerebbe. Egli poteva e doveva scongiurare la carestia.

…E così avvenne che le parole del sacerdote buddista che furono di nuovo in voga a Gan-kin. Kaolaishan compiè tutto quanto il suo lavoro.
Dipinse un grande trattato.
Era questo lungo tre piedi e largo uno e mezzo. Fu affisso sui muri e distribuito a migliaia di copie.
Tutti quelli che potevano leggere, lo lessero.
Tutti quelli che potevano pregare, lo pregarono.
Esso imponeva una ripetizione costante del nome di Buddha. Il suo nome venne ripetuto un numero incalcolabile di volte, perciocché non poteva il suo nome valere a scongiurare la carestia?
La figura centrale del cartellone era quella di un sacerdote buddista. Le linee del suo abito erano ingegnosamente costituite di caratteri leggibili. Tre serie di punti sul suo capo raso mostravano il marchio della sua ordinazione. Per ogni grano del rosario che teneva in mano si supponeva che ripetesse il nome di Buddha o una preghiera. Un feretro e uno scheletro nella parte inferiore del cartellone rappresentavano la morte – la quale era stato argomento del pensiero del sacerdote buddista.




L’opuscolo riproduce in facsimile ed in scala ridotta il cartellone cinese, ed offre una traduzione letterale del suo contenuto, trascurando però la misura poetica  e le rime, dimostrando una ignoranza indiscutibilmente materiale nonché una mancanza di tatto nella scelta delle parole adeguate. La traduzione è comunque abbastanza chiara per ridar bene il senso e per produrre una buona impressione dello spirito religioso dell’originale.
Movente della pubblicazione è quello di lasciare che il Buddhismo parli per se stesso.

L’autore del ‘manifesto’ dice:




Il Buddismo è oggi la fede di milioni di uomini.
Il titolo generale del trattato è:  ‘Trattato esortante tutti gli uomini ad invocare il nome di Buddha’.
Esso consiste in diversi parti di cui la prima è un inno religioso sulla vanità di tutte le cose, composto dal sacerdote buddista che, secondo la traduzione che ho davanti dice:




E’ bene riformarsi; è bene riformarsi;
le cose del mondo saranno tutte spazzate via.
Altri si affaccendino mentre son sepolti nelle cure,
la mia mente, tutta non tribolata, sarà pura.
Essi bramano tutto il giorno, e quando son essi soddisfatti?
Essi si lamentano che scarsa è la ricchezza della famiglia,
non sono chiaramente altro che fantocci sostenuti da una cordicella,
e quando la cordicella si rompe, essi cadono di corsa.
Nel dominio della morte non v’è grande, né piccolo,
non vi serve oro o argento, e non occorrono cose preziose,
non v’è distinzione tra basso e ignobile, o reggitore e principe.
Ogni anno molti son sepolti sotto l’erba fragrante;
mira il rosso sole che scende dietro le colline d’occidente,
prima che te n’accorga, il gallo canta ed è di nuovo giorno.
Presto ti riforma. Non dire: ‘è presto’,
il più piccolo bambino rapidamente invecchia.
Il tuo talento giunge sino ad immergersi (nei cieli).
La tua ricchezza riempe mille forzieri.
(Ma considera che) le conseguenze delle tue azioni ti [seguiranno in avvenire].




E’ bene esortare il popolo a riformarsi.
Diventar vegetariani, ed invocare il nome di Buddha
[son cose preziose che tu puoi portare con te].
Si può vedere che la ricchezza e la reputazione son cose vane.
Tu non puoi fare meglio che invocare il nome di Buddha.
Vi è, vi è, non vi è; pure noi siamo turbati.
Noi lavoriamo, noi ci affanniamo; quando riposiamo?
L’uomo nato è come una corrente serpeggiante;
gli affari del mondo sono ammucchiati alti come un monte.
Da tempo antico, da tempo antico, e ora, e ora, molti
ritornano alla loro origine.
Il povero, il povero, il ricco, il ricco cambiano di posto.
Noi passiamo il Tempo come cosa naturale;
l’amaro, l’amaro, il dolce, il dolce, il loro destino è lo stesso.
Agognare del profitto e cercare riputazione nel mondo.
Non è buono come (portare) una lacera veste da sacerdote,
ed essere trovato tra i Buddisti.
Un uccello in gabbia ha cibo, ma il vaso del sugo è vicino.
Il cranio strano non ha frumento, ma il cielo e la Terra sono suoi.
E’ difficile conservare ricchezza e fama per cento anni,
la trasmigrazione delle anime continuamente causa dei cambiamenti.
Io vi esorto, o signori, di cercar presto qualche modo
di riformare la vostra condotta.
Un uomo [essendo] una volta perduto, un milione di
epoche (di sofferenza) saran dure da sopportare.




Una lampada solitaria illumina le tenebre di notte,
tu vai a letto, togliendoti le vesti e le scarpe;
le tre anime tue e i sette tuoi spiriti si rivolgono a
seguire i tuoi sogni,
ma se ritorneranno nella luce mattutina è incerto.  
Essere dimenticati, invecchiare, e morir di malattia
è cosa amara,
ma chi non ha questo?
Se non invochi Buddha, come puoi sfuggire alla
punizione?

Infami stratagemmi, delitti sleali, veleno nascosto,
falso rallegramento,
dimenticare favori, traversare il fiume e poi rompere
il ponte (cioè servirsi a spese altrui),
perdere ogni coscienza, ingannare il proprio cuore:
chi ha fatto queste cose, vivrà col re dell’Inferno.
Chi ha detto addio alla sua coscienza,
trova anche ora difficile
sfuggire alla punizione della collina, del coltello
e del vaso d’olio.
Case, oro e argento, terra, moglie, famiglia,
grazia e amore, grado e lussuria, tutto è VANO.




(ORA IL SACERDOTE BUDDISTA SI RIVOLGE ALLA MORTE)

Come puoi tu, messere, portar via con te tutte le cose?
Pochi strati di Terra gialla coprono tutta la tua gloria.

(L’ISCRIZIONE SUL FERETRO DELLA MORTE DICE:)

Un feretro d’argento del valore di 108 mila once di puro argento.
Quest’uomo si è affaticato a combinare cose ingegnose, ma
TUTTO INVANO.
Viaggiare all’est, all’ovest, al nord, al sud, per vedere
OGNI VITA E’ VANA;
il cielo è vano, la Terra è vana, incluso anche il misterioso uomo.
Il sole è vano, la luna è vana.
Essi vanno e vengono, per quale proposito?
I campi sono vani, le terre sono vane,
quanto presto cambiano padrone!
L’oro è vano, l’argento è vano, dopo la morte
quanto te ne rimane in mano?
Le mogli sono vane, i figli sono vani.
Essi non si uniscono a te sulla via dell’Ade.
Secondo il classico Tatsang la vanità è lussuria.
Colui che viaggia da oriente ad occidente è come
un’ape da miele:
dopo che con tutto il suo lavoro ha fatto miele dai fiori,
tutto è vano.




Dopo mezzanotte tu odi il tamburo battere il terzo quarto,
ti rivolti, e prima di sapere dove sei odi la campana
battere il quinto quarto (ad indicare l’alba).
Meditare accuratamente su ciò dall’inizio, è come
un sogno.
Se non lo credi, guarda il pesco e l’albicocco:
Quanto tempo dopo essersi aperti i fiori impiegano
ad appassire!
Se guardi al principe e al ministro, dopo la morte
ritorneranno alla gleba,
i loro corpi vanno alla terra, il loro respiro ai venti,
sotto la coperta della gialla terra non v’è altro
che una massa di corruzione;
essi passano non altrimenti
che maiali o cani.
Perché non s’informarono sin da principio del sacerdote buddista
circa l’essenza della vita?
V’è una solo divenire;
non vantarti dunque dinanzi agli altri della tua abilità.
Un uomo durante la vita possiede vasti tratti di terra,
dopo la morte può avere soltanto tre passi della stessa!




IL SACERDOTE CHE HA DI PROPRIA MANO SCRITTO A VOI.

LA PAROLA CUORE: RIDETE FORTE!

NON MOLTO TEMPO OCCORRE IMPIEGARE A SCRIVERLA.

HA UNA SOLA CURVA

COME LA LUNA A TRE PUNTI TUTTI DI SBIECO.

LA TRIBU’ PENNUTA, E LE FIERE ANCHE,

DIVENTERANNO DEI BUDDHA.

SE SOLTANTO INVOCHERAI LA VERA POESIA

ANDRAI IN QUEL REGNO

DOVE REGNA LA SUPREMA BEATITUDINE.




QUAND’ERO BAMBINO capivo di dare e di dividere;
da quando sono civilizzato, ho imparato queste virtù.
Io vivevo una vita naturale,
ora ne vivo una artificiale.
Allora ogni bel ciottolo era prezioso per me
e nutrivo un profondo rispetto per ogni albero.
L’abitante indigeno dell’America univa alla sua fierezza
un’eccezionale umiltà.
La superbia era estranea al suo essere
ed ai suoi insegnamenti.
Egli non sollevava mai la pretesa
che la capacità di esprimersi col linguaggio
fosse una dimostrazione dell’essere umano
sulle creature senza parola;
proprio al contrario, egli vedeva in questo un pericolo.
EGLI CREDEVA FERMAMENTE NEL SILENZIO
il simbolo della perfetta armonia.
Il tacere ed il silenzio rappresentavano per lui
l’equilibrio del corpo, mente ed Anima.
Se chiedi ad un indiano: ‘Che cos’è il silenzio?’
ti risponderà: ‘Il Grande Mistero’.
Il Sacro Silenzio è la Sua Voce.
E se gli chiedi: ‘Quali sono i frutti del silenzio?’,
ti risponderà così: ‘Autocontrollo, vero coraggio
e perseveranza, dignità e profondo rispetto’.
Il vecchio Capo Wabashaw diceva:
‘Sorveglia la tua lingua in gioventù allora, forse,
nella vecchiaia regalerai un saggio pensiero
al tuo popolo che vorrai governare…’.

(Ohiyesa)





















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