CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

martedì 13 giugno 2017

MONIPODIO INCONTRA IL Signor VENERANDA (breve novella) (26)



















Precedenti capitoli.

Monipodio (21)  &   Governo  (25)

Prosegue in:

Come vivevano & come pensavano: i ciarlatani (27)














Il signor Veneranda si fermò davanti al portone di una casa (se sua o di altri lascio al mistero buffo di cui questa novella annuncia un più che certo [taccio e più non dico...]…), guardò le finestre buie e spente e fece un sospiro di nostalgia come si osserva un qualcosa di perduto… andato… un Tempo passato insomma…
Ma ad un certo punto alla finestra del Secondo Piano si affacciò un signore dal nobile aspetto il quale non espresse e compose Verbo, lasciò o abdicò tal compito al Rinconetto… suo allievo…

‘E’ senza quella?’, Chiese il giovane per farsi sentire…

‘Sì’ rispose Veneranda un po’ impaurito…

‘E il portone è chiuso?’, gridò di nuovo Rinconetto affacciato alla finestra…

‘Sì è chiuso’,  confermò il Veneranda…

‘Allora aspetti le butto la cesta’…

‘Per fare cosa’, chiese il signor Veneranda.

‘Per ungere i portoni non le sembra?’…

‘Va bene’, gridò veneranda, ‘se vuole che apri i portoni con la cesta la cali pure’…

‘Ma lei deve entrare da quelli e i cesti vanno riempiti… mi ha capito?’…

‘Io no. Cosa dovrei fare con quel cesto?’...

‘Ma non abita qui, lei?’, domandò il ragazzo per conto di Monipodio che seguiva attento ed accorto l’intera via…

‘Io no, sono di passaggio albergo in altro luogo’, rispose timido Veneranda’…

‘E allora perché vuole il cesto devo pur lavorare… se lei vuole che le apro i portoni ci vogliono i frutti non possiamo mica aprirli con le Poesie neppure con il piede di…. così si offende… se solo lo nominiamo o guardiamo dal piede sino alla….. non le pare…’…

‘Io non voglio cogliere frutti ne riporli nel cesto non la seguo…’, replicò perplesso Veneranda….

‘Ma io credevo che lei abitasse qui: ho visto che guardava la nostra casa…’….

‘Ma perché tutti quelli che guardano una casa come una Chiesa un po’ rapiti debbono consumar frutta non comprendo mi traduca…’…

‘Se guardano per questa o altra facciata noi caliamo il cesto dobbiamo pur lavorare e maturare i giusti frutti dobbiamo saziare e deliziare i palati di tutti… ha capito…: le calo il cesto…’…

‘Io sono senza frutti, ma se se proprio insiste le vado a prendere una mela una ciliegia’…

‘Insomma si può sapere cosa avete da gridare? Qui non si può dormire neppure lavorare si sbrighi e riempia il cesto’… Replicò un altro dal Terzo piano…

‘Gridiamo perché quello sta in alto nel proprio ed altrui Palazzo ed io sto qui in strada non le pare di per se un gran Mistero….’.

‘Ma quale Mistero qui ci passa i Min…. ed a quelli gli piacciano i frutti non ha capito… Vuole o non vuole lavorare ed allora ci vogliono i frutti le faccio calare il cesto!?....

‘Ma insomma lei cosa vuole da noi’, chiese Rinconetto in coro con l’altro…’…

‘Lo domandi a quello del Terzo piano cosa vuole’, disse il signor Veneranda, ‘io non ho ancora capito: prima mi calano questo cesto per aprire i portoni, poi non vuole che apra i portoni perché dice che ha un difetto sul piede, poi si arrabbia se solo ammiro il Palazzo e se solo la guardo debbo riempire il cesto… Io non ho ancora capito ma lei scusi è un fruttivendolo?’…

‘Io? Ma lei è un imb…! Quale fruttivendolo vuole o non vuole… mangiare… mi capisce!?’, replicò innervosito Monipodio per conto di Rinconetto, che a questo punto osservava Veneranda come si ammira una bestia rara…

‘Perché abita in questa casa’, disse il signor Veneranda, ‘l’ha detto quello del Terzo piano affacciato vicino alla sua loggia che quelli che abitano in questa casa mangiano solo i frutti… Comunque sia chiaro ad ogni modo non mi interessano sono di appetito scarso questo mattino - e le mele per principio difficilmente chiedo o consumo nel rispetto di ogni Verbo e del digiuno in nome di Dio e non urli con il suo cesto…’…

A questo punto della commedia passa un incaricato del Municipio solerte nel proprio diligente compito…. civico…

‘Mi scusi signore perché sta importunando e gridando sotto questo nobile palazzo se lei vuole gradire i frutti vada al mercato lì troverà il nostro amato Monipodio il quale l’aggiornerà sui dovuti prezzi del libero mercato noi qui non cogliamo frutti di atri ciò è sottinteso, altrimenti mi vedrò costretto a multarla per abuso di esercizio, giacché i nostri… sono certamente i migliori e più maturi’, e concluse la breve arringa: ‘E faccia presto altrimenti troverà il portone…. chiuso! Mi ha capito!!’…

Il signor Veneranda salutò con un cenno la rispettabile facciata del palazzo e si avviò per la sua strada brontolando che quello doveva essere certamente un manicomio…

(Liberamente ispirato da: ‘Il Signor Veneranda’ di C. Manzoni)  











      

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