CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

sabato 10 marzo 2018

1891- DECIFRARE L'UOMO CHE FU E SARA' (9)







































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1891- Decifrare l'uomo che fu e sarà (8)

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1891- Decifrare l'uomo che fu e sarà (10)













....DOVE LA NEVE E’ INTERMITTENTE DURANTE LA STAGIONE FREDDA, LE PRECIPITAZIONI NEVOSE MEDIE TENDERANNO A DIMINUIRE VIA VIA CHE IL CLIMA SI RISCALDERA’ PRIMA DI CESSARE DEL TUTTO IN ALCUNI LUOGHI. E’ INTERESSANTE CHE L’AREA RICOPERTA DA COLTRE NEVOSA DURANTE LA PRIMAVERA E L’ESTATE SI SIA BRUSCAMENTE RIDOTTA DI CIRCA IL 10% dopo il 1986: questa diminuzione ha contribuito all’innalzamento delle temperature primaverili alle medie ed alte latitudini.
Ma al di là dell’entità complessiva delle precipitazioni, gli scienziati sono particolarmente interessati alla frequenza dei grandi rovesci e del rapido aumento del livello dei fiumi, date le implicazioni pratiche di questi eventi.
QUALI CAMBIAMENTI DOVREMO ATTENDERCI IN QUESTA FREQUENZA?




Il verificarsi delle precipitazioni è condizionato dall’umidità relativa, che è il rapporto della concentrazione del vapore acqueo rispetto al massimo valore di saturazione. Quando l’umidità relativa raggiunge il 100%, il vapore condensa in nubi, permettendo le precipitazioni. I modelli al calcolatore indicano che la distribuzione di umidità relativa potrebbe e dovrebbe variare in misura inferiore rispetto agli altri cambiamenti climatici. La concentrazione di vapore acqueo necessaria a raggiungere la saturazione nell’aria aumenta rapidamente con la temperatura: di circa il 6% per grado centigrado. Quindi, in un clima più caldo, la frequenza delle precipitazioni (che è legata alla frequenza con cui l’umidità relativa raggiunge condizioni di saturazione) varierà meno della quantità di precipitazioni (che dipende da quanto vapore acqueo si trova nell’aria). Inoltre, non solo un mondo più caldo avrebbe probabilmente più precipitazioni, ma l’evento medio di precipitazione sarebbe plausibilmente più intenso.
Varie analisi sembrano già confermare questo aumento di intensità. TEMPERATURE PIU’ ALTE ESSICCANO IL SUOLO INCREMENTANDO I TASSI DI EVAPORAZIONE ATTRAVERSO LE PIANTE. PARECCHI MODELLI FANNO PREVEDERE UN SIGNIFICATIVO AGGRAVAMENTO DEGLI EPISODI DI SICCITA’.




…ORA ESAMINIAMO IN LOCO LA CONSEGUENZA DI QUANTO DETTO E CI SPOSTIAMO NEL VASTO TERRITORIO DEL CANADA: IL NUNAVUT…

Il Nunavut è il nuovo territorio del Canada nato il 1° Aprile 1999: la creazione del terzo territorio del Canada è stato un prerequisito per arrivare alla richiesta formale degli Inuit. Il Nunavut comprende circa un quinto della geografia canadese e in questa area approssimativamente vivono circa 28.000 persone… Per migliaia di anni, gli Inuit, a prescindere le alterne condizioni meteorologiche nei vari decenni della loro permanenza nel nord dei loro stanziamenti, sono sopravvissuti con la raccolta delle risorse della terra. OGGI STA CRESCENDO LA CONVINZIONE E CON ESSA LA CERTEZZA CHE LE RISORSE STANNO CAMBIANDO E CHE MOLTI DI QUESTI CAMBIAMENTI SONO IL FRUTTO DELL’ATTIVITA’ INDUSTRIALE IN ATTO PROPRIO OLTRE I CONFINI DEL NUNAVUT.




Le grosse quantità di gas-serra che si stanno immettendo nell’atmosfera, come risultato dell’uso umano dei combustibili fossili nel mondo, stanno intensificando l’effetto serra naturale…, di conseguenza, diversamente da come sono abituati gli abitanti delle zone temperate, l’anno Inuit ha sei stagioni come rilevato in due o tre comunità di studio. Queste sono: Ukiaquaaq (da metà settembre all’inizio di ottobre); Ukiaq (da fine settembre all’inizio di novembre); Ukiuq (dall’inizio di novembre all’inizio di marzo); Upinngaqhaaq (marzo, aprile e maggio); Upinngaaq (da giugno all’inizio di agosto); e Aujaq (da metà agosto alla fine di settembre). In inuktitut ci sono anche i nomi diversi per i diversi tipi di neve e ghiaccio.
COSA HANNO NOTATO GLI INUIT?
I Nunavummiut stanno sperimentando drammatici cambiamenti da parecchie generazioni, ma i cambiamenti più pronunciati sono stati osservati negli ultimi dieci anni. Le comunità di studio sono tutte concordi nel dire che il tempo ora è molto instabile in confronto alle esperienze del passato. L’instabilità del tempo si nota nelle fluttuazioni della temperatura, nel cambiamento della direzione e dell’intensità del vento e delle caratteristiche delle tempeste…con tutto ciò che ne consegue per l’equilibrio della Natura e con essa dell’uomo…




ESISTE UNO SPECIFICO EQUILIBRIO-SQUILIBRIO INTESO COME FLUTTUAZIONI INTERANNUALI NELLA STABILITA’ EVOLUTIVA DELL’AMBIENTE, UN EQUILIBRIO E RECIPROCO RAPPORTO FRA ATMOSFERA ED OCEANO IL QUALE STUDIATO ANCHE NEGLI ANDAMENTI E/O MODELLI ANNUALI NELLE FREQUENZE INDIPENDENTI DALL’INTERVENTO UMANO, PUO’ RISENTIRE, CAUSA FATTORI UMANI ENUNCIATI E GRAZIE ALLE STESSE INTERCONNESSIONI DI CUI GODE E DI CUI OGGETTO DI STUDIO, E DI CONSEGUENZA ALTERARE E CONDIZIONARE L’EQUILIBRIO  NELLA CICLICITA’ DI CIO’ CHE MONITORATO QUALE  FREQUENZA ALTERNATA. EVENTI ED EQUILIBRI PIU’ O MENO STABILI PIU’ O MENO REGOLARI NELLA LORO MANIFESTA CICLICITA’ I QUALI GRAZIE AD UN DELICATO RAPPORTO E RECIPROCA INTERCONNESSIONE INERENTE ANCHE AL CLIMA GLOOBALE DEL PIANETA POSSONO CONDIZIONARE IN MANIERA IMPREVEDIBILE UNA CATENA IRREVERSIBILE DI EVENTI – ANCHE NELLE PREVISIONI MONITORATE DALLO STUDIO DI QUESTI...





                                                                    1891…


…In origine, il termine El Nino si riferiva ad una corrente stagionale calda che si instaurava lungo le aride coste del Perù e dell’Ecuador nel periodo natalizio, mitigando le condizioni determinate dalle correnti da sud normalmente prevalenti….
La prima descrizione scritta del fenomeno risale al 1891, ma i pescatori peruviani ne erano consapevoli già da molto tempo. A intervalli di alcuni anni la corrente da nord era eccezionalmente calda e intensa, e si incuneava fino a latitudini molto meridionali recando con sé ‘doni’ in grande quantità. In una di queste occasioni un viaggiatore in terra peruviana aveva descritto in questi termini lo spettacolo presentatosi ai suoi occhi: ‘…il mare è pieno di meraviglie, e ancor più la Terra. Innanzitutto il deserto diviene un giardino, il suolo si intride d’acqua per le forti piogge, e in poche settimane tutto il paese si ammanta di pascoli verdeggianti. Il bestiame si riproduce in misura doppia rispetto al solito e il cotone può crescere in luoghi altrimenti del tutto sterili’.




Da questo resoconto si può ben comprendere perché l’evento di El Nino non fosse considerato una iattura, ma al contrario un evento positivo, un ‘regalo’ dal Bambino Gesù (El Nino, appunto). Oggi, però, il termine El Nino non si riferisce solo alla corrente costiera annuale, ma al ben più spettacolare fenomeno interannuale che influenza gran parte del globo…
Le variazioni interannuali delle temperature superficiali del mare nel Pacifico tropicale sono sia la causa sia la conseguenza delle fluttuazioni nelle condizioni atmosferiche associate alla ‘Southern Oscillation’. Questa circolarità dei fenomeni spiega l’instabilità delle interazioni tra OCEANO e ATMOSFERA e dà luogo ad un processo di retroazione positiva. ATMOSFERA e OCEANO, per esprimerci con una metafora pari al mito, sono compagni di danza: ma chi è che conduce? Benché intimamente accoppiati, OCEANO e ATMOSFERA non formano una coppia perfettamente simmetrica. Mentre l’ATMOSFERA è veloce e agile e risponde puntualmente ai segnali dell’OCEANO, l’OCEANO è lento e pesante e impiega molto tempo ad adeguarsi a un cambiamento dei venti. L’ATMOSFERA risponde ad un’alterazione delle temperature superficiali del mare in pochi giorni o settimane: l’OCEANO ha molta inerzia e impiega mesi per raggiungere un nuovo stato di equilibrio… Pur questo essendo un fenomeno periodico la sua frequenza e intensità si SONO ACCENTUATE NEGLI ULTIMI DECENNI…





      …Da che cosa è dovuto…?

la Terra assomiglia sempre di più ad una pentola in ebollizione con un coperchio che non lascia sfogo al suo carico di energia termica. Non stupisce dunque che una delle preoccupazioni più sentite fra gli studiosi dell’Ambiente riguardi il riscaldamento dell’atmosfera.
Il fenomeno dipende dal fatto che alcuni gas prodotti dalle attività umane modificano la chimica e la fisica dell’aria, al punto che si ha una amplificazione del cosiddetto ‘effetto serra’ anche in quei fenomeni o eventi metrologici più o meno monitorati compresi e previsti. Gli aerosol (polveri, fumi prodotti nei processi di combustione), che hanno potere refrigerante, riescono a frenare solo in parte questa tendenza. Il risultato è uno spostamento significativo del bilancio termico del pianeta Terra, in grado di influenzare molti processi di interesse climatico ed ecologico. Il ‘surplus’ di calore che rimane confinato nell’atmosfera è responsabile dell’alto numero di eventi climatici estremi che si scaricano sull’ambiente e sulle popolazioni. Alle latitudini tropicali le precipitazioni a carattere alluvionale e gli uragani sono sempre più frequenti e producono disastri, anche e soprattutto economici, che allarmano gli esperti.




L’‘Ipcc’ già nel 2003, ragion per cui 16 anni fa’, affermava che se non verranno adottati provvedimenti concreti per diminuire le emissioni di gas serra, entro i prossimi 40 anni la temperatura media dell’aria salirà di oltre 1°C e la crisi sarà ancora più complessa da affrontare. Oggi alla data della presente, ben poche cose sono state fatte di quanto previsto ed i  danni ambientali sono più che evidenti più che riscontrabili più che accertati…
Oggi si stima che i livelli atmosferici di anidride carbonica (CO2) siano i più elevati degli ultimi 420.000, ma la scintilla del cambiamento climatico scoccò alla metà del XVIII secolo. Fu la Rivoluzione industriale, infatti, a segnare la radicale intensificazione delle attività basate sull’uso di combustibili fossili e dell’effetto serra. L’analisi di campioni di ghiaccio estratti da ghiacciai perenni ha permesso di stabilire che prima del 1750 la CO2 atmosferica era di 280 ppm (parti per milione), un valore decisamente più contenuto rispetto ai 368 ppm misurati nel 1999. Che si tratti di CO2 ‘artificiale’ cioè generata dalle attività umane, non vi è dubbio. Le prove si basano sullo studio degli isotopi del carbonio, ovvero delle diverse forme in cui l’atomo di carbonio si presenta a seconda della sua provenienza…





















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