CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

martedì 1 aprile 2014

CON 'SATANA' SULLE TORRI (9)































































Precedenti capitoli:

Tita Piaz alla conquista del campanile &

Paura di cadere (8)

Prosegue in:

Con 'Satana' sulle torri (10)















.....La lunga fila procedeva su pel pendio.........
.....tutto bianco di macerie.....
Entro il triste vallone del Gartl, stretto fra due enormi mascelle, la Pun-
ta Emma a sinistra, le Torri a destra, una gola silenziosa e sonora co-
me una navata.
Udivo Piaz, in coda, che discuteva coi maestri di patenti, di ricorsi, di
lungaggini burocratiche, come se aspirasse al tranquillo posto di inse-
gnante primario, lui il bollente Achille delle Dolomiti.
Ma io non aveva in cuore che le torri; mi sentivo gonfio di una gioia
sorda come di chi va ad un piacere proibito.
































...Ecco all'improvviso le tre sorelle inospiti che regnano sulla deserta
valle di sabbia, fascinatrici e crudeli, e fanno battere il cuore agli ardi-
ti, principesse di sasso!
Nel chiaro mattino si son deste e stanno l'una accanto all'altra diritte
e ...nude sull'orlo dell'alta fossa, ancora in parte avvolte nell'ombra;
stanno silenziose e gravi, e qualcosa di misterioso, di ironico sembra
scendere a noi da quelle fronti.
Oh! non chiesi più a me stesso in quel punto se fossero belle!
Erano soprannaturali; l'inverosimiglianza delle forme le rendeva più
terribili; vaporose come visioni, rivelavan nella nettezza dell'ombre
la rigidità della pietra eterna!


























...Erano luoghi di Sabba, e chissà quale ridda si sarebbe svolta tra
breve su pei monti diabolici!
Sentivo Satana alle mie calcagna; ansava forte, la lingua fuor di boc-
ca e mi cacciava il muso tra le ginocchia, e andava e veniva inquieto.
Ci accostammo fin sotto la parete grigia che saliva subito altissima
come il muro d'una prigione.
Eravamo giunti.
Da quel punto levando il capo nulla si vedeva del monte: lo scorcio
della rupe imminente finiva subito nel cielo. Sostammo noi pure; si
sciolse la corda dal collo di Satana, si smisero le giubbe sulle qua-
li cane esperto si accovacciò, rassegnato ad attenderci per lunghe
ore........


























Quanto tempo trascorse da questo momento a quello che ci vide
giungere in vetta?
Furono brevi minuti o tutto un lungo giorno?
Fu un volo il mio o strisciai penosamente come un verme sul pel
muro?
Quando tutto fu compiuto, e la cima conquistata con il grande....
diavolo delle Dolomiti e con Satana alla testa, la schiera de' miei
compagni s'avviò giù per la sassaia verso l'albergo e in breve
scomparve; si perdé poco a poco nella valle il rumore dei passi.
Rimasto solo ai piedi delle torri, le contemplavo ancora una vol-
ta; volevo prolungare quel giorno troppo breve, chiuderlo nel rac-
coglimento di un muto colloquio colla montagna, fissare per sem-
pre ne' miei occhi la visione dei piedistalli sublimi sui quali, per
un momento della vita, m'ero sentito felice.




















Nell'alto silenzio, tra le ombre delle pareti ed il fumare lento del-
le nebbie che si disperdevano lungo il colonnato, mi sembrò di
trovarmi prostrato sui gradini di un altare davanti all'idolo svela-
to, assorto in un ultima ora di adorazione.
Oh! com'ero mutato da quello che poco dìanzi aveva ardito in-
terrogare la sfinge!
Come diversa dal grido atterrito di sorpresa lanciato alle livide
fonti, nel primo incontro in sul mattino, quest'ultima preghiera
sommessa e dolce che saliva ad esse nell'ora in cui gli ultimi rag-
gi le colorivano di rosa ed una prima stella brillava sul loro capo
nel cielo chiaro del vespro!
Un rendimento di grazia sgorgava dall'animo mio pacificato, con-
fidente ormai in quelle arcane sembianze. In un sol giorno erasi
appagata un'immensa curiosità custodita per anni, ed il mio viag-
gio alpino, presso al suo termine, si era arricchito di una nuova
bellezza.
Questo pensiero, solo, appariva chiaro alla mente in quella prima
tregua, nel grande tumulto dei sensi; tutte le fibre tremavano
ancora dello sforzo violento; immobile su di un masso, provavo
il senso della continuazione del moto, come chi sbarchi a terra
dopo una burrascosa traversata. E tuttavia trovavo in me un e-
quilibrio eccezionale, una sicurezza, uno slancio inesplicabili di
tutte le energie, come se quella lotta avesse destato forze igno-
rate.
Godevo il riposo come un animale sano, uscito stanco ma vin-
citore dalla rissa, fatto sicuro della sua forza e della sua astuzia,
pronto a ricominciare.....

(Prosegue....)

(G. Rey, Alpinismo acrobatico)
















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