CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

martedì 12 novembre 2013

LE 'SECONDE' PIOGGE (19a sessione per i cambiamenti climatici) (15)





































Dedicato alla 19a Sessione per i cambiamenti climatici:

Varsavia 2013

Precedente capitolo:

Le 'Prime' piogge (13)

Prosegue in:

Le 'Seconde' piogge (16) &











I segnali del cambiamento sono intorno a noi, così familiari che
non ci colpiscono più (o meglio... li ignoriamo...)...
Chi ha cinquant'anni (come il sottoscritto) ha visto le strade riem-
pirsi di automobili, allargarsi le metropoli, spuntare nuove città e,
in gran parte del mondo, l'agricoltura trasformarsi da lavoro ma-
nuale in lavoro meccanizzato (ed inoltre tutti i nuovi cambiamen-
ti inerenti alla comunicazione...).




Chi ha superato i cent'anni - un attimo brevissimo su scala geolo-
gica - sa che i cambiamenti sono stati impressionanti, ma li nota
soprattutto sui continenti.
Chi si occupa di clima sa che sono stati altrettanto impressionan-
ti negli oceani e nell'atmosfera. Nel secolo scorso, la popolazio-
ne è quadruplicata fino a raggiungere i 6 miliardi di individui at-
tuali.
La superficie coltivata è raddoppiata, quella irrigata è quintupli-
cata, la produzione industriale è aumentata di 40 volte, mentre
diminuivano le foreste e le specie dei grandi animali, e molte al-
tre rischiano oggi l'estinzione.




Secondo le stime della Fao, l'Organizzazione delle Nazioni Uni-
te per l'alimentazione e l'agricoltura che ha sede a Roma, l'attivi-
tà umana accresce di due o tre volte l'erosione del suolo rispet-
to ai ritmi naturali e ha degradato fino a oggi circa 2 miliardi di
ettari: una superficie pari all'estensione del Canada e degli Sta-
ti Uniti messi insieme.
Stiamo alterando gli ecosistemi marini, soprattutto nelle zone
costiere, e la composizione dell'atmosfera fino a generare con-
centrazioni di gas serra paragonabili, o addirittura superiori, a
quelle che, in passato, posero fine alle grandi glaciazioni.




Lo facciamo molto rapidamente (e con molta superficialità...
confusa per intelligenza o peggio barattata per moderna evo-
luzione...), in maniera incontrollata, scriteriata, sconvolgendo
l'equilibrio di processi chimici e climatici che esisteva prima
della rivoluzione industriale, ed inoltre modificando irrimedia-
bilmente interi ecosistemi di vita....
Di sicuro non succedeva nulla del genere nell'Olocene, quindi
siamo veramente nella nuova era dell'Antropocene. Un'era di
cui resta da stabilire soltanto la data d'inizio.




Fino a circa 10 mila anni fa, i nostri progenitori erano caccia-
tori e raccoglitori. Vivevano di quanto trovavano in natura:
animali, bacche, radici, frutti. Non conoscevano l'agricoltura.
Già da allora, però, influivano sull'ambiente circostante e, in
particolare, condizionavano la sopravvivenza di alcune spe-
cie.
Circa 10 mila anni fa, cominciò a svilupparsi l'agricoltura,
un progresso che garantì risorse alimentari prevedibili e ina-
ugurò nuove strutture sociali. Al fine di coltivare i campi, i
nostri antenati si insediarono nei luoghi più favorevoli, ruba-
rono terreno alle foreste, praticarono l'irrigazione per aumen-
tare la produttività e allevarono animali, tutte innovazioni
che portarono prosperità e incremento demografico, ponen-
do le radici per la nostra civiltà attuale.




Secondo il paleoclimatologo William Ruddiman dell'Univer-
sità della Virginia, fin da allora l'uomo cominciò a modifi-
care la composizione dell'atmosfera, lasciando una traccia
nelle bollicine d'aria intrappolata nelle carote di Vostok.
Ruddiman è arrivato a questa conclusione paragonando la
percentuale di anidride carbonica e di metano nell'aria du-
rante l'attuale periodo interglaciale rispetto ai precedenti:
la differenza, riconoscibile a partire da 8 mila anni fa, sa-
rebbe dovuta alle pratiche agricole dei nostri antenati.
Ragione per cui fin da allora possiamo individuare i para-
metri dei cambiamenti dovuti all'attività dell'uomo.....




L'atmosfera è costituita principalmente da azoto (78%),
ossigeno (21%) e argon (1%).
Questi gas, però non hanno un ruolo diretto nei meccanismi
che regolano il clima ed essendo abbondanti e stabili dal pun-
to di vista chimico presentano concentrazioni che non vengo-
no modificate in maniera significativa neanche dall'azione an-
tropica.
Il clima e le proprietà chimiche (in esso rilevabili grazie all'e-
voluzione nei milioni di anni di storia del nostro Universo....)
dell'atmosfera sono determinati in larga parte da particelle mi-
croscopiche dette aerosol e da gas più rari, i gas traccia, co-
me anidride carbonica, ossidi d'azoto e anidride solforosa.




La nostra influenza (così come nell'avvento dell'agricoltura
10 mila anni fa....), sulle concentrazioni di questi componen-
ti (essenziali all'equilibrio della vita....) più attivi dell'atmo-
sfera è oggi tale da uguagliare, e in molti casi superare, le
emissioni naturali.
Se nel Novecento l'anidride carbonica totale è passata per
nostra causa da 280 a 360 ppmv e il metano da 0,7 a 1,8
ppmv, l'anidride solforosa è stata moltiplicata per 13 (tredi-
ci).
Arriva a 180 milioni di tonnellate all'anno, il doppio di tutte
le emissioni naturali di zolfo dovute a oceani, vulcani, incen-
di spontanei e alla decomposizione di materiale organico.




L'anidride solforosa proviene dalla combustione di petrolio e
soprattutto del carbone: è un gas inquinante che nell'atmo-
sfera si trasforma in acido solforico.
Torna al suolo CON LE (seconde) PRECIPITAZIONI,
con quelle piogge acide che corrodono gli edifici e i monu-
menti in pietra calcarea, danneggiano il nostro equilibrio,
la nostra salute, condizionano l'intero ecosistema, il ciclo
dell'alimentazione, danneggiano le nostre foreste e tutte
le specie ittiche e lacustri.... 

(P. J. Crutzen, Benvenuti nell'Antropocene;
Fotografie di: Mark Dorf)


('Freccia del Tempo'... o per megio dire: prosegue...)











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