CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

venerdì 20 settembre 2013

L' INFORME














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L'informe (2)









Vrieslander stava intagliando una marionetta.
- Lei ci ha decisamente isolati dal mondo esterno, Josua,
disse Zwakh rompendo il silenzio,
- da quando ha chiuso la finestra nessuno ha più detto una paro-
la.
- Poco fa, vedendo ondeggiare i cappotti in quella maniera, pen-
savo a com'è strano quando il vento muove cose inanimate,
si affrettò a rispondere Prokop, quasi a scusarsi del suo silenzio.
- Fa un effetto così singolare quando degli oggetti che di sotto
giacciono immobili prendono a un tratto a svolazzare intorno.
Non è così?
Mi trovai una volta a guardare in una piazza completamente de-
serta, dei grossi pezzi di carta di giornale, senza che mi potessi
accorgere in altro modo del vento, al riparo com'ero di una casa,
i quali turbinavano in forsennate girandole incalzandosi l'un l'al-
tro, come se si fossero giurati di distruggersi a vicenda.
Un istante dopo parvero acquietarsi, ma d'improvviso una nuova
esasperata frenesia li travolse ed essi ripresero la loro stizzosa
e insensata ridda all'intorno andandosi a cacciare tutti insieme
in fondo a un cantone, donde si dispersero daccapo come inva-
sati, per sparire alla fine esausti e sconfitti dietro un angolo.




Solo un grosso giornale non riuscì ad andare con gli altri e rima-
se sul selciato aprendosi e chiudendosi pieno d'odio, come se a-
vesse il fiato mozzo e boccheggiasse.
Un nero sospetto mi sorse allora; non poteva essere che anche
noi mortali si sia o peggio potremmo divenire come quei fogli di
carta?
Forse che un invisibile, inafferrabile 'vento' non spinge anche
noi di qua e di là e fa che le nostre azioni sian quelle che sono e
non altre, mentre noi, ingenui, crediamo di disporre di un tutto
nostro libero arbitrio?
E se la vita in noi null'altro fosse che il turbine misterioso di un
vento? Se non fosse quel vento di cui la Bibbia dice: non sai on-
de egli viene, non sai dove è diretto?... Non sognamo noi, a vol-
te, di affondar la mano in acque profonde e di acchiappar pesci
d'argento, mentre nient'altro è accaduto se non che una corrente
d'aria fredda ha accarezzato le nostre mani?




- Prokop, lei si mette a parlare come mastro Pernath, che le suc-
cede?
disse Zwakh guardando il musicista con diffidenza.
- La storia del libro Ibbur, che si stava raccontando poco fa, pec-
cato che lei sia arrivato tardi e non l'abbia sentita, l'ha messo in
uno stato d'animo meditativo,
osservò Vrieslander.
- La storia di un libro?
- Di un uomo per meglio dire, di un uomo che ha portato un libro
e aveva un'aria strana. Pernath non sa come si chiami, dove abiti,
che cosa volesse; inoltre dice che per quanto il suo aspetto avesse
qualcosa di speciale che l'ha molto colpito, non è possibile dare di
quell'aspetto un'idea adeguata,
Zwakh drizzò le orecchie.
- Strano molto strano,
disse dopo una pausa,
- lo sconosciuto era per caso senza barba e aveva gli occhi obliqui?
- Credo,
risposi,
- cioè... ne sono sicurissimo. Allora lo conosce?




Il burattinaio scosse la testa.
- Semplicemente mi ricorda il 'Golem'.
Il pittore Vrieslander lasciò cadere il coltello con cui era intento
a intagliare:
- 'Golem'? Ne ho già sentito parlare molto. Sa qualcosa sul Go-
lem, Zwakh?
- Chi può dire di saper qualcosa sul Golem?
rispose Zwakh alzando le spalle.
- Vien di solito relegato nel campo delle leggende, fino a quan-
do nelle nostre viuzze non avviene qualcosa che di colpo lo fa
rivivere. Per un po', allora tutti quanti non fanno che parlare di
lui, e circolano le più iperboliche e mostruose dicerie. Si gon-
fiano, si gonfiano sino all'inverosimile e alla fine si dissolvono
alla loro stessa incredibilità.
L'origine della storia rimonta al diciassettesimo secolo, pare.
Si vuole che un rabbino avesse costruito, seguendo certe istru-
zioni della Cabala andate perdute, un uomo artificiale, il cosid-
detto Golem, perché lo aiutasse a suonar le campane della sina-
goga e facesse ogni sorta di lavori pesanti.




Non se sarebbe però uscito un uomo davvero, ma solo un es-
sere animato da un'oscura e semicosciente vita vegetale, e an-
che questo soltanto durante il giorno e in virtù di un magico bi-
gliettino che gli veniva messo dietro i denti, onde si alimentas-
se alle spontanee energie sideree dell'universo.
E quando una sera, prima della preghiera consueta, il rabbino
dimenticò di togliergli dalla bocca il sigillo, il Golem sarebbe
caduto in un delirio furioso, aggirandosi nell'oscurità delle stra-
de e distruggendo quanto gli capitava sottomano.
Alla fine il rabbino gli si sarebbe gettato contro, riuscendo a
strappare il pezzo di carta dalla bocca del Golem, che sarebbe
piombato di schianto senza vita al suolo.
Di lui non restò che il corpiciattolo d'argilla che ancor oggi vien
mostrato nella vecchia sinagoga.
(Prosegue....)












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