CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

lunedì 26 agosto 2013

L' ECONOMIA CORROTTA (53)











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Fu nostra cultura (52)

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L'economia corrotta (54)











Durante il Pellegrinaggio del 1300 a Roma vi regnava un afflusso continuo
di Pellegrini. Ci dice lo Stefaneschi: 'Dentro e fuori le mura della città si
ammassava una fitta moltitudine, sempre più, quanto più passavano i gior-
ni e molti restavano schiacciati nella calca.
Fu allora adottato un rimedio salutare, anche se non radicalmente sufficien-
te, aprendo nelle mura una seconda porta per fornire ai pellegrini una via
accorciata, tra il Monumento di Romolo e l'antica'; e io intendo tra il pre-
sunto Sepolcro di Romolo davanti a S. Maria in Transpontina e, probabil-
mente, la 'porta Castelli'.
Un rimedio improvvisato: come quello di cui parla Dante, pel ponte di Ca-
stel S. Angelo, per dividere la folla:

Come i Roman, per l'esercito molto,
L'anno del Giubileo, su per lo ponte
Hanno a passar la gente modo colto;
Che da l'un lato tutti hanno la fronte
Verso ' castello, e vanno a San Pietro,
Da l'altra sponda vanno verso il monte.




Dunque una 'moltitudine infinita', un 'esercito molto': tutte espressioni che
in qualche modo volevano rendere la grande meraviglia per un numero di
romei mai prima visto.
Ma noi moderni, uomini di cifre e statistiche, vorremmo sapere qualcosa
di più preciso, numericamente. Ci risponde Giovanni Villani, che fu pelle-
grino: 'Al continuo in tutto l'anno durante aveva in Roma oltre al popolo
romano duecentomila pellegrini, senza quelli che erano per li cammini an-
dando e tornando'.
E il contemporaneo Guglielmo Ventura, mercante di spezie nonché croni-
sta astigiano: 'Uscendo da Roma nel giorno di vigilia di Natale vidi una
turba grande, che nessuno poteva calcolare e fama era tra i romani, che
vi furono più di due milioni tra uomini e donne'.
Si legge inoltre negli 'Annales Colmarienses' che 'fu fatto così gran con-
corso in Roma, che assai spesso in un giorno si ebbe un movimento di
trentamila romei entrati e trentamila usciti'.




Che conto dobbiamo fare di queste cifre?
Purtroppo, nulla di più che accoglierle anch'esse come tentativi di tradu-
zione, di un senso di stupore: che se in altri casi è possibile accettare
prudentemente dati statistici offerti da Villani o da qualche altro dei cro-
nisti maggiori - fu dimostrato da illustri storici dell'economia italiana - in
ordine ad una valutazione quantitativa della vita economica del tempo lo-
ro, nel caso di questa romeria certo non si può pensare ad accessi a fon-
ti statistiche di carattere più o meno ufficiale.
Le cifre hanno un valore esclamativo, direi, e non di calcolo: rappresen-
tano una indicazione di quantità che non va né presa alla lettera né sot-
tovalutata.
L'affluenza rimase sempre straordinaria.
Dopo la Pasqua, quando di solito si aveva una stasi nei pellegrinaggi, quel-
l'anno vi fu solo una 'vix dierum octo suspirii interpolatio': e poi subito una
ripresa.




Se i Pugliesi, i Sardi e i Corsi, ci dice lo Stefaneschi, giunsero per lo più
durante l'estate, dagli altri paesi giunsero soprattutto in autunno e in in-
verno.
'Dalla Spagna non pochi, numerosissimi poi di Provenza e anche moltissi-
mi della Gallia, di Inghilterra invece rari per causa delle guerre, e così o-
gni altra nazionalità di occidentali, avendo atteso condizioni di tempera-
tura conformi ai loro paesi, vennero pellegrinando al principio di autunno
o d'inverno, in folla austera e devota.
In verità non soltanto questi trovarono favorevole tale temperatura, che
anzi nel tempo medesimo gli Alemanni e gli Ungari delle regioni settentrio-
nali arrivarono in turni ripetuti e per tutto l'anno centenario fu quello sem-
pre il tempo preferito'.
La remissione dei peccati è un affare d'oro....
(Prosegue.....)














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