CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

martedì 9 aprile 2013

LA FEBBRE DELL'ORO (73)










Precedente capitolo:

Quando tornammo alla ferrovia (....e altri racconti) (72)

Prosegue in:

La febbre dell'oro (74)







Scrivendo all'amico, l'autore gli narra
d'aver contratto la febbre dell'oro. 
Verso la vallata del Puebla ed oltre.
Pagiuzze d'oro in fondo alla tazza....
(Guda del cercatore d'oro della 
California)


Addì 17 sett. 1848
Monterey, California


Caro M.....,

Ottemperando alle tue richieste, passo a fornirti una
serie di informazioni su questa terra meravigliosa.
Come ogni altro del luogo, contrassi anch'io - è natu-
rale - la febbre dell'oro; per cui, non appena il mio
reggimento venne congedato e fui libero da doveri
professionali, feci i preparativi per recarmi a San
Francisco, un posto che, a quanto si diceva, era
stato quasi del tutto abbandonato dalla popolazio-
ne maschile.




Eravamo in quattro, compreso Charley H., che tu
conosci.
Sistemate le nostre cose, ci mettemmo dunque in
viaggio per San Francisco felici e contenti, pronti
ad affrontare l'avventura nell'El Dorado.
Felici e contenti perché, diciamolo pure, le favolo-
se notizie che giungevano giorno dopo giorno, suf-
fragate da prove altrettanto continue che sembrava-




no sfidare l'incredulità, mi avevano acceso l'imma-
ginazione. E poi nel corso del viaggio ebbi la dimo-
strazione di ciò che hanno sostenuto i filosofi: che
nella ricerca si prova più alto diletto, se non mag-
gior felicità, di quanto se ne tragga dal possesso.
Infatti sono sicuro che tutto l'oro di questo mondo
non sarebbe stato in grado di suscitare in me quel-
le penetranti e nitide sensazioni che vi aveva instil-
lato l'attesa....




Il giorno 21 giungemmo a San Francisco, da dove
la nostra strada, fino a San José, una distanza di
venti leghe, si snodò attraverso l'incantevole valla-
ta del Puebla; mai terra più bella s'offerse a sguar-
do umano!
Dall'una parte e dall'altra si stendevano a perdita
d'occhio praterie tappezzate di fiori che sembrava-
no intessute dai colori più amabili....




Le tenui brezze eran sature di profumi e i rivi si-
nuosi, i quali svolgevano qua e là il corso delle
acque chiare e dolci, gorgoglianti e spumeggianti
al sole, aggiungevano alla scena la musicalità di
quel basso, incantevole mormorio!!
Una terra di grande feracità, ideale per stabilirsi.
Non potrei fare a meno di ripensare alla favola di
quel vecchio che in punto di morte volle dar la no-
tizia ai figlioli di un tesoro nascosto nel podere; al
che costoro furono spinti a rimescolare talmente
il terreno che questo, con l'aiuto dei sementi, finì
per dar corpo coi suoi prodotti alle loro brame di
ricchezza......
(Prosegue....)













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