CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

domenica 3 marzo 2013

IL PIONIERE (8)












Precedenti capitoli:

il Pioniere: M. Houston (5)  (6)  (7)

Prosegue in:

il Pioniere (9)


 





(In questa giornata domenicale, dove il pioniere si accinge al-
la sua avventura, mi è parso giusto preservarne l' immagine: 
il profilo, il volto, i lineamenti..., confrontandoli, per il vero,
 con quelli di noi 'poveri nativi': ignoranti intimoriti ed incu-
riositi della nuova conquista ... per queste ed altre terre....
Buon viaggio ...Pioniere...) 








Quando vi presentate sulla soglia della sua abitazione isolata,
il pioniere si alza e vi viene incontro, vi tende la mano secon-
do l'usanza, ma il suo viso non esprime né benevolenza né
gioia.
Comincia a parlare soltanto per chiedere, per soddisfare una
necessità di testa, non di cuore e appena si è informato delle
notizie che desiderava sapere ricade in silenzio.
Si potrebbe scambiarlo per un uomo che alla sera ritorna a
casa stanco delle chiacchiere degli importuni e del clamore
mondano.




Se lo interrogate, vi fornirà con acume le informazioni che de-
siderate, provvederà ai vostri bisogni, veglierà sulla vostra si-
curezza finché sarete sotto il suo tetto.
Ma nel suo modo d'agire la costrizione e l'orgoglio sono così
palesi, così evidente la profonda indifferenza per il risultato dei
suoi sforzi, da raggelare qualsiasi forma di riconoscenza.
Eppure a modo suo il pioniere è ospitale, ma la sua ospitalità
non vi colpisce favorevolmente perché sembra suggerita da una
 penosa necessità del deserto.
La considera un dovere impostogli dalla sua posizione, non un
 piacere.




Quest'uomo sconosciuto rappresenta la razza alla quale appar-
tiene l'avvenire del Nuovo Mondo, una razza inquieta, raziona-
le e avventurosa che compie con freddezza ciò che è ammissi-
bile compiere soltanto nell'ardore delle passioni, che traffica
con tutto senza eccezione alcuna per la morale e la religione.
Popolo di conquistatori che si assoggettano a una vita selvag-
gia senza mai lasciarsi attrarre dalle sue dolcezze, che della
civiltà e dei lumi prediligono soltanto ciò che può procurare
benessere e che si isolano nelle solitudini dell'America con un'-
ascia e qualche giornale; popolo che come tutti i grandi popoli




ha un solo pensiero: quello di conquistare la ricchezza, unico
scopo delle sue fatiche con una perseveranza e un disprezzo
della vita che potrebbero dirsi eroici se questo aggettivo non
si usasse esclusivamente per le prove della virtù.
E' un popolo nomade che non si lascia fermare né dai fiumi né
dai laghi, davanti al quale le foreste crollano e le praterie di-
ventano ombrose, è il popolo che dopo aver raggiunto l'Oceano
Pacifico ritornerà sui suoi passi per turbare e distruggere le so-
cietà che aveva create dietro di sé.




Parlando del pioniere non si può dimenticare la compagna del-
le sue traversie e dei suoi rischi. Guardate dall'altro lato del fo-
colare la giovane donna che mentre sta preparando  il pranzo
culla il bambino più piccolo tenendolo sulle ginocchia.
Come il marito anche lei è nel fiore dell'età, come lui serba an-
cora il ricordo dell'agiatezza nella quale ha trascorso i suoi pri-
mi anni.
Il suo abito rivela che non ha ancora rinunciato a un certo gu-
sto nell'abbigliarsi. Ma il tempo l'ha segnata duramente: i linea-
menti appassiti precocemente, le membra infiacchite dimostra-
no in modo evidente che per lei l'esistenza è stata un pesante
fardello.




Infatti questa fragile creatura è stata esposta a incredibili soffe-
renze. Ancora giovanissima è stata strappata alla tenerezza del-
la madre e a quei dolci legami fraterni ai quali una fanciulla non
rinuncia mai senza versare qualche lacrima, anche quando si trat-
ta di lasciarli per andare a condividere la ricca dimora del giova-
ne sposo.
La moglie del pioniere strappata all'improvviso e senza speran-
za di ritorno all'innocente culla della sua giovinezza ha baratta-
to le delizie della società e le gioie del focolare domestico con
la solitudine delle foreste.....
(A. De Tocqueville, Viaggio negli Stati Uniti)












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