CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

giovedì 14 febbraio 2013

JOHN MUIR




















































Precedente capitolo:

negli stessi anni (gli Stati da fare)

Prosegue in:

negli stessi anni un pioniere dell'ecologia: G. P. Marsh &

negli stessi anni un pioniere dell'ecologia: J. Muir

una notizia.....

Bob Kennedy jr e figlio arrestati davanti alla Casa Bianca 









....Seguendo la MonoTrail risaliamo la costa orientale del bacino fin
 quasi alla sommità, poi pieghiamo in direzione sud per una valletta
poco profonda che si estende fino al ciglio di Yosemite.
Qui a mezzogiorno ci accampiamo.
Dopo pranzo impaziente risalgo i pendii della conca e raggiungo la
cima del Crestone che si trova a ovest di Indian Canon. Qui mi si
para davanti uno dei più grandiosi panorami di monti che io abbia
mai visto.




Sotto i miei occhi si spalanca quasi tutto il bacino superiore del Mer-
ced, con le cupole sublimi, i canon, i pendii neri dei boschi e la gran-
diosa mostra di picchi innevati contro il cielo, un panorama in cui o-
gni singolo elemento è circonfuso di luce ed emana una bellezza che
penetra nella carne e nelle ossa come il calore del fuoco.
Sopra ogni cosa il sole; non un alito di vento a scompigliare la pen-
sosa quiete dell'ora. Mai mi sono trovato dinanzi a tanto imponente
spettacolo, a tanta illimitata profusione di sublime bellezza montana.




A chi non abbia almeno una volta ammirato un simile panorama con
i  propri occhi nessuna descrizione, per quanto elaborata, potrà co-
municare un'idea della grandiosità e spiritualità che da questa vedu-
ta emana.
In un empito di irrefrenabile entusiasmo urlo e gesticolo, con gran-
de meraviglia del San Bernardo Carlo che mi raggiunge di corsa
con uno sguardo di stupefatta preoccupazione assai comico a ve-
dersi e che mi fa tornare subito in me.




Allo spettacolo deve aver assistito anche un orso, giacché poco
più in là ne stano uno dal fitto del bosco. Deve essersi fatta un'-
idea ch'io sia un essere pericolosissimo, perché come mi vede si
dà a precipitosa fuga, rotolando nella foga sopra il groviglio degli
arbusti di 'Arctostaphilos'.
Carlo si tira indietro, le orecchie basse come fosse intimorito, e
non mi perde d'occhio, quasi si aspetti che io insegua l'animale e
spari, come nelle cacce cui partecipava ai suoi tempi.
Seguendo il crestone, che gradualmente scende verso Sud, giun-
go sull'orlo di quell'imminente salto di roccia che si leva tra Indian
Canon e le Yosemite Falls.




Qui all'improvviso la valle si spalanca davanti ai miei occhi in qua-
si tutta la sua estensione, le maestose pareti scolpite in infinita va-
rietà di cupole, frontoni, guglie, contrafforti e muraglie, tutte nel
sottofondo risonanti del rombo di tuono dell'acqua.
Il fondo pianeggiante della valle pare da quassù un giardino cura-
to, con prati solatii punteggiati qua e là di macchie di pini e quer-
ce; in mezzo fluisce maestoso il fiume della Misericordia, scintillan-
te sotto i raggi del sole.




Il grande Tissiack, detto altrimenti Half Dome, si leva nitido in mi-
rabili proporzioni, per quasi un miglio di altezza, alla testata della
valle, grandioso più di ogni altra formazione di roccia; costantemen-
te richiamato da cascate e prati e financo dalla schiera delle lonta-
ne montagne, dove pure corre, l'occhio vi indugia in devota ammi-
razione.
O magnifiche rocce, magnifiche nella vertiginosa verticalità e gran-
diosa architettura, forme dell'eternità. Da migliaia d'anni si levano
in cielo, esposte a piogga e neve, a gelo, terremoti, valanghe, pu-
re indossano ancora lo splendore della giovinezza.




Da qui proseguo verso ovest; il ciglio del precipizio è piuttosto ar-
rotondato e non è facile trovare un punto in cui sporgersi per os-
servare la parete sottostante in tutta la sua altezza.
Quando trovo una sporgenza adatta e mi ci arrampico e cauta-
mente mi rizzo in piedi: non posso trattenermi dal pensare per un
attimo che la roccia possa spaccarsi e precipitarmi di sotto; e quan-
to di sotto - tremila piedi e più!
Non temo un improvviso tremore delle membra, ché anzi su di es-
se sento di poter fare massimo affidamento. Il mio unico timore è




che ceda una lama di roccia, giacché il granito in più punti mostra
spaccature e fessure più o meno aperte, che corrono parallele al-
la faccia della parete.  
Ogni volta, ritiratomi da quei punti di osservazione entusiasta del-
la veduta, mi dico: 'Ora basta, non tornerò sul ciglio'.
Ma che può il consiglio della cautela di fronte allo spettacolo di
Yosemite?
Sedotto dall'incantesimo il corpo va dove più gli aggrada, mosso
da una volontà sulla quale apparentemente abbiamo ben poco po-
tere.




Dopo circa un miglio di questo memorabile percorso lungo il ci-
glio della valle raggiungo Yosemite Creek ammirando la grazia,
la leggerezza, la baldanza con cui coraggiosamente avanza nell'-
angusto letto verso il suo destino cantando il suo ultimo canto
montano: pochi passi ancora sul lucente granito, e via, un tuffo
di mezzo miglio in un ribollire di spuma lo porterà a dissolversi
nel Merced; ed è tutt'altro mondo laggiù, diverso il clima, diver-
si vegetazione e abitanti.




Uscendo dall'ultima forra il torrente scorre in un merletto di ra-
pide lungo lisci lastroni fino a una pozza quieta, quasi a prender
fiato e ricomporre le sue grigie acque agitate prima di affrontare
il gran salto; poi, lentamente tracimando oltre il bordo della poz-
za, si lancia per un pendio erboso via via acquistando velocità,
fin sull'orlo del terribile precipizio, e con sublime, fiduciosa disin-
voltura si getta nel ....vuoto.....
(John Muir, La mia Prima Estate sulla Sierra)














Nessun commento:

Posta un commento