CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

lunedì 5 novembre 2012

DIO....SONO CADUTO SULLA TERRA....




































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forse fu proprio quella che mutò nome alla mia statura

Prosegue in:

e la mia anima

in essa vaga 








Impressioni nella zona ...della morte....




La piccozza mi sfuggì di mano, mi capovolsi e sfrecciai via a testa
in giù.
In quel momento non pensai più a nulla e per puro istinto mi gettai
sulla pancia, cercando con le mani tese di frenare l'incredibile velo-
cità della corsa, cosa però vana sul ghiaccio liscio.
A causa del violento strappo ricevuto, la mia velocità era superio-
re a quella dell'amico e così lo raggiunsi. Ancora avvenne un'azio-
ne istintiva: urtai con tutte le mie forze H. sulle spalle e gli feci
cambiare traiettoria.


















Appena successo questo, vidi emergere davanti a me la crepaccia
terminale. Prima non avevo pensato seriamente ad essa, anche se
l'avevamo superata in salita. Avevo sperato che saremmo atterrati
sulla parte piana del ghiacciaio.
Ora riconoscevo quanto la situazione fosse priva di possibilità di
salvezza, e nello stesso tempo mi prese una sensazione di sollievo.
Vidi come in un lampo......


























Sensazione di sollievo durante la caduta, accompagnata dal
rammarico di morire adesso, pur avendo imparato così tanto.
Se questo riconoscimento della morte interviene subito all'inizio
della caduta, dipende solo da circostanze esteriori.
Per lo più gli avvenimenti delle ultime frazioni di secondo prima
del colpo avvengono senza più consapevolezza e più tardi non
vengono più ricordati. Il colpo viene percepito, un 'arresto' si
imprime ancora nella  coscienza, se già prima non si è caduti
nell'incoscienza a causa dei numerosi colpi.
Dai risultati di questa inchiesta si evidenziano due momenti:
l'abbandono dell'io, la rinuncia ad esistere come essere che re-
spira, e la derealizzazione, la negazione della realtà di un dato
fatto.


























Il sintomo più significativo è l'assoluto rilassamento.
Fino al momento dell'abbandono dell'io il corpo è in stato di
massima funzionalità; i più potenti stimoli, le impressioni che
travolgono l'anima vengono trattenute nell'inconscio nell'interes-
se della difesa del sé, in modo che nessuno shock renda impos-
sibile un agire conveniente.
A questo punto però le energie accumulate irrompono per venir
subito derubate dei loro reali contenuti. La persona che cade
sprofonda in uno stato simile a quello del sogno; infatti molte so-
no le caratteristiche comuni a questi due stati: il totale disinseri-
mento della volontà, del pensare in modo logico e critico, l'inter-
ruzione della coscienza di sé sotto forma di sdoppiamento dell'-
io, divisione dell'io, intensificazione della vita immaginale e af-
fettiva.


























Non so dire cosa renda possibile alla fin fine questo stato.
Vorrei quasi presumere che la stasi della funzionalità del corpo
che interviene con il riconoscimento della morte fornisce le con-
dizioni fondamentali per questo stato di sogno.
Collego inoltre a questo rilassamento anche la comparsa dell'-
apparente distacco dell'io dal corpo. Possiamo così constatare
una frattura tra l'io spirituale e quello fisico.
Questa frattura dell'io nel mio caso intervenne nel momento in
cui riconobbi l'inutilità delle mie difese.
La cosiddetta sensazione corporea è quasi completamente so-
pita, noi stiamo al di fuori del nostro corpo, ci sentiamo incon-
sistenti, liberi da tutti i vincoli terrestri....
(R. Messner, Il limite della vita; libro consigliato:
(H. Buhl, E' buio sul ghiacciaio)










 

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