CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

giovedì 25 ottobre 2012

TITA PIAZ: ALLA CONQUISTA DEL CAMPANILE (il Diavolo delle Dolomiti)
































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Due clienti &

Paura di cadere











Ai primi di settembre del 1905 partii per la scalata del Campanile di Val
Montanaia assieme a Bernhard Trier di Francoforte e alla guida Obermul-
ler di Bludenz.
La nostra, se non erro, doveva essere la quarta salita.
























Il Campanile, la più strana individualità alpina che io conosca, 'il monte
più illogico' come lo chiamano i tedeschi, era stato vinto tre anni prima
da Wolf von Glanvell con Gunther von Saar dieci giorni dopo che essi a-
vevano assistito da una parete vicina al tentativo dei triestini Cozzi e
Zanutti, retrocessi a pochi metri di distanza dalla cuspide sommitale per
non aver indovinato la fase conclusiva, e dopo aver già superato le diffi-
coltà maggiori.
Così si ripeteva la disgraziata impresa italiana del Campanil Basso di
Brenta.
















Avevamo telegrafato a certo Luigi Giordani da Cimolais, che aveva ac-
compagnato all'attacco del Campanile Paolo Hubel di Monaco ed il suo
compagno per la seconda scalata.
Egli doveva aspettarci a Pieve di Cadore, ma là di lui nessuna notizia.
Così proseguimmo fino a Domegge, ove si apre la valle del Tuoro e
scendemmo all'albergo Belvedere. Se avessimo chiesto informazioni
sull'isola di Tromso invece che sul Campanile di Val Montanaia e sul
gruppo dei Monfalconi, non avremmo viaggiato peggio:
- Mai sentito nominare! A Domegge non abbiamo che un campanile
unico; e quello lo vedete in mezzo al paese!
- Come si chiama quella valle di fronte, al di là del Piave?
- La valle del Tuoro.
- E quel gruppo di montagne laggiù nello sfondo?
- Il Tuoro.
- E quel bel Campanile?
- Il Tuoro.
































Era inutile continuare le nostre investigazuioni di fronte ad una lista
così sconcertante di 'tuori'; ma arrischiammo un'ultima domanda:
- C'è un rifugio qualsiasi, una possibilità di pernottare vicino alle cro-
de?
- C'è la Casera del Toro.
- Vengono mai alpinisti da queste parti? Nel vostro albergo?
- Alpinisti? Volete dire Alpini? Quelli con la penna sul cappello? Sì,
anche ora c'è un reggimento che fa manovra fra Auronzo e Misurina.
La situazione diventava più amena che esasperante.
















Non posso negare che mi divertivo:
- Be', stasera restiamo da voi; e, dite, si potrebbe per caso avere
una guida?
- Subito,
rispose l'oste, e scomparve per tornare poco dopo con una cassetta
di vecchia ferraglia, tenaglia, martello, chiodi di diverse misure e ...
parecchi viti (guide) più o meno arrugginite.
- Ecco, signori, scegliete pure senza alcun riguardo.
Tabreau!















Desistemmo definitavamente dal rivolgere altre domande difficili al
nostro erudito albergatore, e ci limitammo a chiedergli di procurarci
un portatore il mattino seguente per portarci il bagaglio alla Casera
di Toro, ove si pensava di sistemarci per qualche giorno.
- Uomini no,
disse l'oste,
- perché sono tutti sul lavoro o emigrati, ma vi condurrò una ragazza
che per portare può careggiare con qualsiasi mulo.
Feci così conoscenza con la famosa Teresa, che volli immortalare con
una forcella e che a piedi scalzi portava mastodontici pesi da far rab-
brividire......

(Tita Piaz, A tu per tu con le crode)













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