CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

mercoledì 18 settembre 2013

UNA RISATA LI SEPPELLIRA' TUTTI QUANTI



































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Ho compassione di queste creature limitate












Nel giugno del 1918 fui arruolato nell'esercito dello Zio Sam per la ....
Prima guerra mondiale.....
Ero soldato semplice a 30 $ la settimana, e fui assegnato alla fanteria.
In quei giorni la mia paga si era alzata fino a 250 $ la settimana, e Joe
Schenk mandò generosamente ai miei genitori 25 $ la settimana per
tutto il tempo che rimasi nell'esercito.
Ero nella Quarantesima Divisione, soprannominata la Divisione del
Sole.
....Un giorno o due dopo partimmo in nave per la Francia.
Devo dire di aver sempre viaggiato in modo più comodo di quello.
Dormimmo in amache appese tre per lato, su quattro livelli, una so-
pra l'altra. I pidocchi e le zecche, che avremmo avuto modo di co-
noscere intimamente in seguito, erano già a bordo, ben pasciuti e
navigati...da un pezzo..... (anzi proprio non se volevano andare,
si sta così bene in quella bella nave....).



























Scendemmo a un porto inglese il cui nome, per quanto ne so, è an-
cora un segreto militare della Prima guerra mondiale. Da lì fummo
portati a quello che gli inglesi chiamavano un campo di riposo, il più
clamoroso caso di errore di denominazione dai tempi del dottor Je-
kyll e Mr Hyde.
Dopo due giorni ci portarono a un altro campo di riposo.
In tutti e due i campi gli inglesi ci dettero la stessa sbobba tre volte
al giorno. Il fatto era che, già dalla prima volta, non ci era piaciuta.
Il pranzo comprendeva: un pezzetto di formaggio giallo grande co-
me due pezzi del domino, una galletta durissima e una tazza di tè
senza zucchero, latte o limone (scoprimmo poi che alla loro mensa
gli ufficiali di casta si nutrivano di prodotti biologici in una terra ari-
da peggio del deserto...).
































Dopo un giorno al secondo campo, ci imbarcammo su una nave
che ci portò oltre la Manica nell'amata Francia, sempre un posto
fantastico eccetto quando vi è in corso una guerra.
La nave era così piena che facemmo la traversata in piedi. C'era
posto a sedere, ma era usato da altri soldati che vi stavano in pie-
di, gli 'alti ufficiali di casta' avevano le loro cabine prenotate già
da tempo....
Sbarcammo e marciammo per otto miglia verso un altro campo.
C'era una cosa che non sono mai riuscito a capire del terreno fran-
cese in quella guerra. In Francia dovunque marciassimo sembrava
di andare in salita. Era vero sia che arrivassimo al campo sia che
ce ne allontanassimo.
Camminare con scarponi chiodati troppo grossi può avere sul cer-
vello umano un effetto più forte di quanto credano gli psicologi.






















Nei campi di riposo francesi dormivamo in tende circolari con i
piedi al centro e le teste vicine alle correnti d'aria esterne. Ci
veniva detto di non aprire gli zaini se non per tirare fuori le co-
perte.
Pensavo che questo ci avrebbe consentito di trovare più veloce-
mente un riparo in caso di attacco aereo.
Era l'inizio di un'esperienza che non ho mai dimenticato.
Durante i miei sette mesi da soldato in Francia ho dormito tutte
le notti eccetto una sul pavimento di mulini, fienili e stalle. C'è
sempre una corrente d'aria vicino a terra in posti come quelli,
e mi venne presto un raffreddore che mise in pericolo il mio u-
dito.
In quella guerra vedemmo poco più che pioggia e fango.
Ma non è quella la ragione per cui mi ricordo così bene del pri-
mo giorno che splendeva il sole. Quel pomeriggio avevo trovato
delle more lungo la strada, e mi ero arrampicato su un muretto
di  pietra per prenderle. Mentre mi sporgevo mi accorsi di qual-
cuno alle mie spalle.



















Guardandomi tra le gambe vidi le mollettiere di cuoio di un uf-
ficiale e la punta del suo bastone da marcia. Mi irrigidii, mi girai
e mi misi sull'attenti. Era un maggiore.
- Come eri!!,
disse.
Mi avevano insegnato che 'Come eri' voleva dire che dovevo
immediatamente ricominciare a fare ciò che avevo smesso al
comando 'ATTENTI!!'.
Poiché mi stavo sporgendo a cogliere more quando ero stato
interrotto dal maggiore, ricominciai a coglierle. Non avevo pen-
sato che quel maggiore privo di fantasia sarebbe rimasto lì, col
mio sedere all'altezza della faccia. E mentre lui urlava e sbraita-
va io continuai a mangiare more.....
(La cosa lo imbestialì a tal punto, che pur godendo gli ottimi ser-
vigi della mensa ufficiali, fece in modo che nessuno doveva man-
giare more...quando si è in guerra, e la sua 'guerra' ai frutti di
bosco è una cosa piuttosto seria....).
(Buster Keaton, Memorie a rotta di collo)




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conveniva esser muti in quegli anni duri &

e far due soldi di conto ad ogni tramonto










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