CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

lunedì 1 maggio 2017

IL CIMITERO DI GUERRA (nella grammatica della vita)








































(...Dopo ogni Guerra scolpita nella caverna della propria ed altrui esistenza...)













Quando appoggiai con ugual gesto, il fossile antico sui libri, medesimo
di quando alzai i fogli sparsi di una complessa e articolata grammatica
di vita...., ritrovai quello che un tempo furono appunti disordinati, for-
se ora che li osservo ....sono più vecchio....più saggio.
La guerra è passata come una bufera portata da uno strano Dio...un'-
altra dovrà arrivare.
Come un temporale, come un terremoto, dove tutto appare precario:
come la vita in balia di un elemento, come una parola in balia di una
virgola. Come una strofa in balia di una rima strana.




Così, anche se il discorso può sembrare in apparenza retto, saggio,
di.....irremovibile e saldo principio, in realtà basta una punteggiatura
sconnessa per mortificare anche la più bella preghiera, di un Dio sce-
so su questa terra con l'immagine riflessa e nascosta di ciò che appare
ma non è (sua poesia...).
Nel poema di questi luoghi, imparai, alla fine quello che fu il terrore
della terra e dell'uomo, che convergono e si abbracciano in un saluto
nominato guerra.




Imparai a riconoscere le virgole e i punti, quelli interrogativi...e quelli
esclamativi. Gli accenti, le parentesi, gli asterischi, le parole argute
strette fra virgolette, come monumenti eretti alla vita.
E' la grammatica della vita, sempre più complessa, sempre più diffi-
cile.
Un tempo era tutto molto più semplice più povero. Non vi erano gli
innumerevoli "punti discorsivi" di una grammatica asterisco di un ri-
cordo o formula sacra, che appariva, sì povera, ma senza la sua
geografia.




Fatti narrati e conservati.
La storia conservata era della stessa o peggiore ferocia, ma le sotti-
gliezze grammaticali, come complesse trame dialettiche o diplomati-
che non vi dimoravano.
Ricordi quei rotoli..., papiri, incisioni, i loro principi...le loro visioni?
Fors'anche illusioni!
Certo che la vita se pur semplice, era complessa nelle preghiere...
nei riti. Se pur semplice nella scrittura, geroglifico o disegno senza
alcuna punteggiatura, complessa nella mitologia, di un Dio passato
e narrato su di un ...rigo, su di un papiro.
Inciso su una stele come un sogno antico.




Se pur semplice e dura questa vita è figlia della sua natura.
Tutti abbiamo provato ad imprigionarla dentro una "parola" ad im-
mortalarla come sogno antico..., ad incastrarla fra una virgola e un
punto interrogativo.
A decifrarla e narrarla su una pagina...su di un libro.
Ora il tempo ha fatto la sua comparsa, ha lasciato la sua impronta.
Ha scritto la sua pagina.
Tutto è iniziato con una "parola", e poi un punto. Poi è proseguito
con un aggettivo, forse un po' più lungo, di quel termine che ....sì...
poteva apparire muto e incompiuto.




L'aggettivo più compiuto è stato qua e là interrotto da una virgola
...poi da un punto. E l'intero discorso, iniziato con una parola, ha
mutato la sua corsa, il passo, il minuto. L'ora e l'intero giorno.
Forse la prima parola detta, prima dell'intera vicenda, conteneva
tutto il componimento (ancora non detto).
Il principio del libro su cui fondarono l'intera parola di un Dio che
vuole ogni uomo uguale e libero dinanzi al suo perdono divenuto
martirio.




Poi il discorso interpretato, di quel verbo, si è fatto più comples-
so, da come è apparso ...nella sua parola. L'intero evento ha as-
sunto un diverso componimento. E la parola ora semplice e com-
posta, ha assunto una diversa interpretazione. La punteggiatura e
la grammatica della vita ha scomposto la parola ed il pensiero...
in un Primo e Secondo Dio, in un primo e altro uomo.
Blasfema eresia.
Bestemmia antica.
Tutto il nostro pensiero detto e non detto, dettato da un Dio al
suo popolo eletto, non può contenere il seme o il punto di que-
sto grande disappunto che divide l'uomo in essere superiore e
inferiore.




Ecco così, la grammatica della vita: la virgola il punto che fram-
mentano l'uomo e la sua natura, ma certo non è geografia della
sua parola, Primo Dio...senza quella strofa.
L'uomo e la sua natura.
Di una sola parola che urlò dopo lo stupore, come l'animale, a-
mico astuto, compose l'intero discorso, mentre l'urlo rimase mu-
to e senza più voce. Forse è proprio per questo che penso a quel-
la natura che ora in silenzio mi scruta; lei ha scritto la sua storia,
muta per l'intera ora. Solo nell'ultimo minuto ho capito dove risie-
de la prima parola, il creatore muto che mai ha scritto il nostro
libro arguto.




Il resto della grammatica la osservo in ogni momento.
Non è certo quella prima parola.
L'ho vista un giorno in cima ad un albero, sembrava un punto e-
sclamativo. Il discorso era lungo e contorto. La pagina una lun-
ga tortura, stanco componevo la mia prima parola.
Attraversavo campi con il sangue fra le mani.
Attraversavo fiumi senza lacrime e domani, con solo le ossa pog-
giate sui letti, torrenti stanchi e senza più sole tra le dita.




Attraversammo case come corpi sventrati, un terremoto a scuote-
re l'eterno sonno di una parola divenuta urlo. La punteggiatura a
dettare o decidere la ragione, il principio o la fine di quella sola
parola.
Quella grammatica, non certo la natura, ho visto, mentre attraver-
savo una delle tante pagine di questo difficile libro....
Come ho detto, il punto esclamativo l'ho visto un giorno...forse un
mattino. Era appeso fra gli alberi in compagnia dei rami, con il vol-
to sulle mani. Tenuto ben stretto con una corda, dritto pendeva sen-
za sorriso. Le mani aggrappate in un ultimo grido muto, quando la
parola gli era morta all'improvviso, e l'urlo soffocato è divenuto ran-
tolo, solo l'istinto è rimasto ha chiedere motivo del suo peccato, di
quel linciaggio consumato.




Gli occhi inchiodati al cielo, l'urlo fra le mani. Spalancati come due
sassi bianchi scagliati contro un Dio assurdo, nascosto muto nell'-
azzurro, riflesso del suo occhio venato di rosso, specchio della fine
quando solo il sangue versa l'inchiostro per la grammatica di quella
frase detta un giorno sul far del mattino e morta all'imbrunire.
Sangue denso più dell'inchiostro, rosso come il sole che scrive la
sua preghiera in una pagina di storia con in fondo una parola ed
....un punto esclamativo! A descrivere l'orrore....e il contorno.
Ora so come leggere questa frase, questa pagina, senza quel pun-
to esclamativo forse avrei frainteso oppure sottovalutato l'intero
senso del Creato.
Ma l'esclamazione finale mi fa comprendere la paura, che ora,
debbo avere, e cercare di non perdere l'intero filo del discorso
nella geografia della grammatica...della vita. Perché quel punto
esclamativo incontrato quel giorno mi fa riflettere l'orrore dell'-
intera loro Creazione.




Proseguo..., il passo indeciso, come chi deve. Le gambe mi dol-
gono nel tratto scomposto, come se l'uomo impiccato quel gior-
no si voglia svegliare lo stesso mio mattino, e guardare il mondo
con un occhio diverso e senza quel respiro sudato che sa di mar-
tirio.
Come se volesse scrivere la parola, la pagina e l'intero libro con
un diverso respiro, senza quell'ortica, quella corona di spine.
Come se volesse riscrivere l'intero componimento con una
diversa fine.
Con un altra grammatica in questo dire.
Ma è scrittura di vita, e questa è la storia del grande libro,
...che lento ho scritto... lungo il mio cammino.
(Giuliano Lazzari, Dialoghi con Pietro Autier (2) )














 

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