CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

sabato 12 maggio 2012

'NAPOLEONE SI RITIRA DA MOSCA' (maggio 1903, la prima spedizione militare inglese .....nel Tibet)















Negli stessi anni:


dialoghiconpietroautier.myblog.it/archive/2012/05/13/index.html &

paginedistoria.myblog.it/archive/2012/05/13/index.html










'Il governo cinese, vedendo i propri alleati molto deboli e poco attivi, cede il Tibet
al governo russo in cambio del suo aiuto.... L'impero russo riceve il Tibet e offre
il suo aiuto all'impero cinese.....
Tutte le miniere del Tibet saranno gestite dal governo russo, che potrà costruire
ferrovie ecc.... Il governo russo è autorizzato a costruire in Tibet una fortezza e
anche una ferrovia, purché non distruggano i monasteri del Tibet'.

Questa curiosa missiva è datata 7 agosto 1902.
Quattro giorni dopo, Curzon ricevette il seguente telegramma da Londra:

'Il ministro di Sua Maestà a Pechino riferisce che la Banca Russo-Cinese ha fatto
circolare di proposito indiscrezioni sulla stampa relative al fatto che gli interessi 
cinesi nel Tibet possono essere trasferiti alla Russia se quest'ultima si impegnerà 
mantenere l'integrità della Cina'.




















All'inizio del 1903 si convinse che l'unica via praticabile per la Gran Bretagna era
spedire una missione a Lhasa - usando la forza se necessario - per scoprire la
verità, e collocare i rapporti con i tibetani su basi solide e appropriate.
All'inizio aveva trovato il governo inglese, di recente coinvolto in una guerra impo-
polare con i boeri, estremamente riluttante a rischiare ulteriori ostilità in Asia, con
il pericolo sempre incombente di un intervento russo.
Nell'aprile di quell'anno riuscì però a ottenere il via libera da Londra per una pic-
cola missione a Gampa-Dzong, appena al di là del confine con il Tibet, nel tenta-
tivo di negoziare con i tibetani.



















Fu così che nel maggio 1903, durante una gara equestre alla quale faceva finta
di assistere all'ombra dei cedri himalayani, Curzon diede istruzioni al suo vecchio
amico Francis Younghusband in vista dell'imminente missione segreta nel Tibet.
Un mese più tardi, accompagnato da Claude White, rappresentante del governo
del Sikkim, in qualità di commissario aggiunto, e dal capitano Frederick O'Con-
nor, che parlava tibetano, in qualità di interprete, Younghusband partì da Kalim-
pong con una scorta di 200 soldati indiani, diretto al confine tibetano.


Il 18 luglio la Commissione di Frontiera Tibetana, come era ufficialmente chiamata, raggiunge Gampa-Dzong e iniziò a parlare della necessità di aprire colloqui con i tibetani.
Ma non ottenne alcun risultato, poiché i tibetani erano pronti a negoziare solo sul versante britannico della frontiera.
I delegati tibetani allora si ritirano nel dzong, una fortezza del luogo, e continuarono a boicottare la missione. Ne seguì una situazione di stallo, che durò diversi mesi, dopo la quale la missione tornò ignominiosamente in India.
Se però i tibetani pensavano di aver sconfitto Curzon, si sbagliavano. Nel frattempo infatti, egli aveva esercitato pressioni su Londra per ottenere il permesso di entrare nel Tibet con una scorta più ampia e avanzare fino alla cittadella fortificata di Gyantse, a metà strada verso Lhasa.
Era inaccettabile, sostenne, che una missione diplomatica britannica fosse snobbata davanti al mondo intero da 'uno statarello che confonde la pazienza con la debolezza'. Con grande sorpresa e compiacimento di Curzon, l'approvazione di Londra per i suoi piani gli fu recapitata a stretto giro di posta.
La missione, si sottolineava nel telegramma, non doveva però procedere oltre Gyantse.
Il suo unico scopo era di ottenere 'soddisfazione' dai tibetani, e non appena conseguito
questo risultato la forza doveva essere ritirata.
'Fu uno strano telegramma, che non capii mai veramente' ammise Younghusband in
seguito.
'Ottenere soddisfazione', a suo parere, era lo scopo di una spedizione punitiva.
Nelle intenzioni sue e di Curzon, la spedizione a Gyantse aveva l'obiettivo di cer-
care 'di ottenere che la frontiera fosse definita e riconosciuta, fissare le condizioni
in base alle quali il commercio potesse svolgersi, e stabilire in modo chiaro una
modalità di comunicazione tra i nostri funzionari e quelli tibetani'.



















I governi cinese e russo, informati ufficialmente della mossa che la gran Bretagna
intendeva compiere nel Tibet, avevano subito iniziato a protestare ad alta voce.
Ma queste rimostranze furono messe da parte, e all'ambasciatore russo fu spiegato
con fermezza che in nessun caso questa avanzata temporanea nel Tibet poteva es-
sere paragonata all'occupazione permanente di vaste aree dell'Asia da parte del
suo governo.
Il periodo dell'anno era tutt'altro che ideale, ma un rinvio era fuori discussione.
I preparativi si svolsero celermente. Questa volta Younghusband sarebbe stato l'-
unico commissario, e per accrescerne l'autorità fu promosso colonnello all'istante.
Tuttavia, poiché il suo ruolo nel Tibet era essenzialmente quello di un diplomatico,
non poteva assumere anche il comando della scorta militare.


















Quest'ultima, che consisteva in più di mille soldati, due mitragliatrici Maxim e quat-
tro pezzi di artiglieria, fu dunque posta sotto il comando del generale di brigata J.
R. L. Macdonald. Era un militare senza meriti particolari, né alcuna provata abilità,
e la sua scelta per questo ruolo estremamente delicato fu insieme stupefacente e,
come si rivelò in seguito, infelice.
In aggiunta ai molti ufficiali assegnati alla spedizione, furono invitati a unirsi ad es-
sa anche i corrispondenti del 'Times', del 'Daily Mail' e della Reuters, ma non prima
che la forza fosse penetrata nel Tibet in sicurezza.
Il 12 dicembre 1903 Younghusband e la sua missione entrarono nel Tibet attra-
verso l'elevato passo Jelap, preceduti da un soldato a cavallo che portava la
bandiera britannica. Alle loro spalle, si trascinava a fatica una colonna di 10.000
'coolies', 7000 muli e 4000 yak, oltre a sei cammelli che trasportavano il bagaglio
della spedizione.





















Una piccola unità di genieri accompagnava la forza d'invasione posando una linea
telegrafica a mano a mano che avanzava.
....Nell'insieme la scena ricordò a un ufficiale più la ritirata di Napoleone da Mosca
che l'avanzata di un esercito, con uomini e bestie che lottarono al limite delle loro
forze per raggiungere la cima del passo a 4200 metri d'altitudine prima di scivola-
re giù, dall'altro lato del Tibet.
.....Iniziò così quello che sarebbe diventato uno degli episodi più discussi della
storia .....'Imperiale Britannica......
(P. Hopkirk, Alla conquista di Lhasa)












   

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