CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

domenica 22 luglio 2012

AL DIO SCONOSCIUTO


















- Avevo un cane,
diceva.
- 'Il suo nome era Camille. Mi sembrava che fosse il più bel nome del mondo.
Conoscevo un bambino che si chiamava Camille e il nome le si adattava.
Aveva la pelle morbida come le camelie, così diedi il suo nome al mio cane,
e lei ne fu molto arrabbiata'.
Elisabeth raccontava di Tarpey che uccise un vagabondo e fu impiccato al
ramo di un albero e parlava dell'arcigna e magra guardiana del faro di Point
Joe. A Joseph piaceva sentire quella voce dolce, e di solito non ascoltava le
parole, ma le prendeva la mano e la esplorava con i polpastrelli delle sue dita.
Talvolta ella cercava di ragionare per liberarlo dalla paura.





















- 'Non preoccuparti per la pioggia. Verrà. Anche se quest'anno non ci sarà
molta acqua, ce ne sarà l'anno venturo. Conosco questo paese, caro'.
- 'Ma occorrerebbe tanta acqua. Non ci sarà più tempo se non comincia
presto. Sarà troppo tardi'.
Una sera ella disse:
- 'Ora mi piacerebbe cavalcare di nuovo. Rama dice che non mi farebbe più
male. Vuoi fare un giro con me, caro?'.
- Certo,
rispose lui.
- Comincia un po' per volta. Allora non ti farà male.


























- Mi piacerebbe andare con te ai pini. L'odore dei pini mi farebbe piacere.
Egli la guardò lentamente.
- 'Anch'io avevo pensato di andarci. C'è una sorgente nel boschetto e vorrei
vedere se si è rasciugata come tutte le altre'.
I suoi occhi si animarono mentre pensava alla radura tra i pini.
La roccia era tanto verde quando l'aveva vista l'ultima volta.
- Quella dev'essere una sorgente profonda. Non so come potrebbe asciugarsi,
disse.
- Oh, io ho altre ragioni per volerci andare,
ella disse ridendo.






















- 'Credo di averti detto qualcosa in proposito. Mentre aspettavo il bambino ho
ingannato Thomas un giorno e sono andato lassù, tra i pini. E sono arrivata a
quel luogo, nel centro, dov'è la grande roccia, e la sorgente'.
- 'Certo,
disse,
- il mio stato fu causa di quel ch'è avvenuto. Ero in uno stato d'ipersensibilità'.
Sollevò lo sguardo e vide che Joseph la guardava con intensità.
- Sì?
disse.
- Raccontami.


























- 'Certo, come ti dissi, era la mia condizione. Quando aspettavo il bambino, le
piccole cose s'ingigantivano. Non ho trovato il sentiero per entrare.
Mi feci strada tra la boscaglia e poi arrivai alla radura.
C'era una quiete, Joseph, una quiete qual io non ho visto mai.
Sedetti davanti alla roccia perché quel luogo mi pareva impregnato di pace.
Pareva che mi desse ciò di cui avevo più bisogno'.





















Parlandone ritrovò quel sentimento.
Si spinse i capelli dietro agli orecchi e i suoi occhi distanti fra loro, guardarono
in lontananza.
- 'E la roccia mi piaceva; è difficile spiegare.
Amavo la roccia più di te e del bambino e di me stessa.
E questo è più difficile da esprimere: mentre ero lì seduta io stessa divenni la
roccia. Il torrentello scorreva da me ed io ero la roccia, e la roccia era... non so....
la roccia era la cosa più forte e più cara del mondo'.
























Si guardò nervosamente intorno.
Le sue dita si agitarono sulla gonna.
Il fatto che aveva voluto raccontare per scherzo la vinceva, ritornando in lei.
Joseph prese la sua mano nervosa e ne tenne ferme le dita.
- Raccontami,
insistette con dolcezza.
- 'Ecco, devo esserci stata parecchio, perché il sole fece del cammino, ma
a me parve un momento solo. E poi il sentimento del luogo cambiò.
C'entrò qualcosa di malvagio'.
Ricordando, la sua voce divenne roca.
- 'Qualcosa di maligno era nella radura, e voleva distruggermi.
Fuggii.


























Credevo che mi inseguisse, quella grande roccia appiattata, e quando ne fui
lontana pregai.
Oh, pregai a lungo'.
Gli occhi chiari di Joseph indagavano.
- Perché vuoi ritornarci?
chiese.
- Dunque non capisci?
ella rispose impaziente.
- 'Tutto dipendeva dalla mia condizione. Ma l'ho sognata tante volte e mi ritorna
spesso in mente.
Ora che sto di nuovo bene, voglio ritornarci e rendermi conto che è solo una
vecchia roccia coperta di borraccina, in una radura.































Allora non la sognerò più.
Allora non mi minaccerà più.
Voglio toccarla.
Voglio insultarla perché m'ha fatto paura'.
Si liberò dalla stretta di Joseph e si fregò le dita per toglierne l'indolenzimento.
- M'hai fatto male alla mano caro. Anche tu sei spaventato di quel luogo?
- No,
disse lui.
- Non sono spaventato. Ti ci condurrò.
Divenne silenzioso, chiedendosi se le avrebbe raccontato i discorsi di Juanito
sulle donne indiane incinte che andavano a sedersi davanti alla roccia, e sui
vecchi che vivevano nella foresta.
- Potrebbe spaventarsene,
pensò.
- E' meglio che si liberi di questa paura.....
(J. Steinbeck, Al Dio sconosciuto)











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